venerdì 14 agosto 2015

Il pane del giorno dopo... se ne avanza...

E' vero, tradendo un poco quello che era l'approccio iniziale a questo bluff... ehm... blog... ci siamo dati alla pubblicazione di ricette serie, ma voi potete sempre evitare di riprodurle e darvi alla sana vecchia pessima attività culinaria della quale tanto andiamo fieri,

Per esigenze di vita, e poiché, è inutile raccontarcela, ormai i panifici veri in città medio/grandi si contano sulla punta delle dita di una mano mozzata, ci siamo dati alla produzione casereccia di panificati vari, dopo un approccio tormentato alla produzione di pasta madre, un blob del quale poi non siamo più riusciti a liberarci, tanto che gira con noi ogni volta ci si muova di casa per più di 4 giorni... ed ecco quindi la ricetta del pane più semplice, quello da mangiare tutti i giorni, il meno impegnativo (salvo non impastare proprio ed attendere che gli ingredienti decidano di amarsi in una notte di plenilunio il 30 febbraio).

Gli danno del Cafone ma in realtà è gentile e di buone maniere, se lo tratterete con cortesia saprà darvi grandi soddisfazioni, e pure un discreto aumento di peso corporeo visto che non smetterete di ingollarne quantità semi-industriali. Ovviamente anche questa ricetta è corredata del consueto supporto musicale, indovinate il nome di questo gruppo rock degli anni '70?

Ma passiamo alla ricetta...

  • 600 farina suddivisa in 400 grammi di farina tipo 1 da pane e 200 grammi o di semola rimacinata o di farina integrale (il risultato cambierà a seconda della farina usata, più tondo e gentile con semola, più ruspante e saporito con l'integrale)
  • dai 360 ai 400 di acqua a seconda della idratazione e sviluppo che volete ottenere, generalmente sto sui 390
  • 105 di licoli (perchè è comodo fare 35*3 quando si rinfresca per panificare)
  • 7 grammi di malto (mentre voi vi bevete il vostro 7 grammi... è tutto un mondo a base di in...7, 7 erano i nani, 7 i peccati capitali, 7 le sette, e sette pure i vostri grammi di malto...)

  • dai 12 ai 15 grammi di sale (a seconda dei gusti).

Impastare il tutto tenendo per ultimo il sale, far riposare un'ora coperto da un canovaccio (pulito) coperto da un telo in plastica, dare due giri di pieghe a libro distanziati mezz'oretta l'uno dall'altro. al secondo giro sbattere il tutto in una ciotola leggermente unta e riporre in frigorifero dalle 12 alle 48 ore (la tempistica è dettata dalla vostra fame e dalle capacità di tenuta delle farine utilizzate). 


Tirate fuori dal frigo e lasciate riprendere la temperatura per circa un'ora, dare a scelta uno o due giri di pieghe a distanza di mezz'ora l'uno dall'altro e quindi dare la forma al vostro pane mettendolo nel cestino di lievitazione (un banalissimo stampo da plum cake rivestito di carta forno andrà benissimo se non avete un cestino apposito.

Preparate con una piccola dose di impasto una spia se pensate di non essere in grado di capire il momento giusto in cui infornare. Per la spia basterà mettere in un bicchiere di acqua una pallina di impasto, quando questa galleggerà il vostro pane sarà pronto per il forno, occhio però che inserendo la pallina nel bicchiere questa non si appiccichi al fondo altrimenti non salirà nemmeno prendendola ad improperi tipo "sei una palla di lardo" e simili... non ci cascherà, resterà saldamente incollata al fondo come la cozza allo scoglio (paragone dovuto solo alla serata a base di cozze appena trascorsa con gli amici).

La cottura è storia a sé, varia da forno a forno... nel mio metto un pentolino vuoto quando accendo il forno a 220° statico (anche perché molto più su non va), quando inforno metto acqua fredda o alcuni cubetti di ghiaccio nel pentolino e lascio cuocere per 15 minuti, poi abbasso a 180 per altri 25 minuti ed infine tolgo il pentolino e proseguo la cottura altri 25/30 minuti magari lasciando per gli ultimi 5/10 minuti il forno socchiuso così da eliminare il più possibile il vapore formatosi. Avendo una sonda ci si può regolare estraendo il pane quando al cuore raggiunge i 99 gradi (alcuni dicono che sia cotto quando raggiunge i 100, ma noi non gli diremo mai a quanti gradi lo abbiamo estratto e lui penserà comunque di essere cotto alla perfezione). lasciar raffreddare su una gratella, ammesso che riusciate a lasciarcelo ignorando il profumo che si spande per la casa.





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